Farro Monococco in coltivazione biologica

FarroMonococcoBio

Il Farro Monococco è anche denominato Piccolo Farro. La sua spiga aristata è distica, ha un genoma diploide ossia ha il numero più basso di cromosomi AA (2n=14) nel nucleo delle proprie cellule è, tra le specie appartenenti al genere Triticum, la prima ad essere addomesticata dall’uomo e costituì per millenni la coltura principale in una regione indicata come Mezzaluna Fertile.

Infatti, le prime coltivazioni in Medio Oriente risalgono all’8000-7500 a.C. e costituirono, insieme all’orzo, la dieta base per le popolazioni. 

La sua coltivazione fu molto ridotta nell’Età del Bronzo quanto gli agricoltori del bacino del Mediterraneo selezionarono i grani tetraploidi partendo dal Tritucum dicoccum (progenitore selvatico degli attuali Frumenti e del Farro dicocco), dai quali traevano un quantitativo maggiore di chicchi. Adatto a suoli aridi e poveri, si adatta bene alle basse temperature e grazie alla sua rusticità è molto resistente alle malattie fungine. È di taglia medio alta, non ama concimazioni azotate, ha un ciclo vegetativo medio lungo.

È da preferire la semina autunnale ma si può fare anche la semina primaverile entro la fine di febbraio.

In agricoltura biologica non vengono usate concimazioni aggiuntive: in particolar modo si evitano le concimazioni azotate perchè il monococco non le ama. Rimane importante la pratica delle rotazioni e dei sovesci, meglio se con leguminose, allo scopo di mantenere l’originario grado di fertilità. Poiché è una coltura molto rustica, non necessita di cure fitosanitarie e nemmeno di irrigazione.
La sua densità e la sua altezza, nonché il suo forte e diffuso apparato radicale, bloccano la crescita d erbe infestanti con le quali non esiste competizione ad esclusione della Sorghetta. La varietà coltivata nel territorio veneto, l’Haermanni, ha un ciclo lungo; viene raccolto nella prima metà di luglio.

L’umidità alla raccolta, o meglio, al momento dell’insilamento, deve essere non superiore al 13% per garantire che non si possano sviluppare muffe, fermentazioni anomale o che si sviluppino colonie di parassiti del tipo punteruolo, piralide, o altro. L’ambiente ideale di conservazione è sicuramente la cella frigorifera a temperatura a 10 °C e secca. Ma lo si può conservare bene anche in silos o saccone, purché perfettamente pulito da polvere, pagliuzze e glumelle rotte, e aggiungendo della polvere di diatomee.
Questa specie, dalle caratteristiche dietetico-nutrizionali e organolettiche eccezionali, è stata riscoperta recentemente grazie al lavoro di recupero varietale da parte di alcuni agricoltori del Veneto e del Centro Italia.
Ha il contenuto proteico più elevato di tutti i frumenti normalmente coltivati, oltre ad alti tenori di carotenoidi e di microelementi.

Valori Nutrizionali Medi
Proteine totali 19,30 %
Ceneri 2,41 %
Carotenoidi 10,40 mg/Kg
Tocoferoli (Vit. E) 94,40 mg/Kg
Microelementi:
Zinco 50,00 mg/Kg
Ferro 41,70 mg/Kg
Manganese 38,00 mg/Kg

Alcuni test hanno dimostrato che può essere assunto anche da soggetti con intolleranze al glutine (esclusi i soggetti celiaci).

Le filiere che stanno nascendo attorno a questi cereali, soprannominati antichi, sono in rapida espansione ed incontrano sempre più l’attenzione di un pubblico attento. In Veneto nel 2013 è nata l’Associazione Filiera Corta bio dei cereali antichi, costituita da produttori, un molino e alcuni panifici biologici, che ha già prodotto e commercializzato 30 t di Farro monococco.

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